Ubuntu è la distribuzione GNU/Linux più utilizzata al mondo, infatti nel 2011 si stimava che la sua diffusione ammontasse al 70% di tutte le distribuzioni in uso installate sui tutti i pc del mondo;, quindi è giocoforza importante mantenerla aggiornata e sapere come fare. Questo articolo vuole essere una guida su come procedere ed effettuare un aggiornamento completo.
Una fondamentale premessa da fare è fare una copia di backup della directory /home (per informazioni generali sul file system di linux fate riferimento all’articolo scritto da Gianmario Deriu su questo sito oppure consultate un mio articolo sulla gerarchia del file system sempre su insidevcode.eu) poichè, in essa infatti vi sono salvate anche le impostazioni dell’utente e dei programmi da questi utilizzati e le impostazioni ad essi correlati (ad esempio i segnalibri dei web browser). In alternativa si la si può installare in una partizione separata, perchè l’aggiornamento riguarda esclusivamente la root (tutto quello che si trova all’interno di / )
Anzitutto bisogna osservare che Ubuntu è disponibile in due tipologie fondamentali:
Trascorsi i suindicati periodi, tutti i repositories ufficiali di una data versione saranno congelati. Si potrà comunque usare la distribuzione ma non si riceveranno più aggiornamenti per la sicurezza e la stabilità.
Si può aggiornare Ubuntu fondamentalmente in 3 modi:
Riguardo l’ultimo punto, si può utilizzare Software e Aggiornamenti, che offre diverse opzioni per attivare e/o disabilitare i repositories e stabilire quali aggiornamenti cercare e per quale versione, eccone uno screenshot:
Quando saranno disponibili degli aggiornamenti si avvierà invece durante la normale esecuzione di Ubuntu Aggiornamenti Software che mostrerà una breve descrizione degli aggiornamenti disponibili:
Infine, possiamo utilizzare l’advanced packaging tool, digitando nel terminale:
sudo apt-get do-relase-upgrade
oppure dopo l’introduzione di apt (apartire dalla verisone 14.04):
sudo apt full-upgrade
Prima di effettuare un aggiornamento, soprattutto in caso si usi internet, è fortemente raccomandato:
1) applicare prima tutti gli aggiornamenti disponibili fino a quel dato momento;
2) disabilitare tutti i repository esterni (di terzi, non ufficiali es. non Canonical/partner Canonical) eventualmente aggiunti dopo l’installazione di Ubuntu.
Lo si può fare o disabilitandoli utilizzando lo strumento Software e Aggiornamenti oppure modificando il file:
/etc/apt/sources.list
che contiene la lista di tutti i repositories attivi (e non) nella nostra macchina. Aprendolo vedremo che alcune righe cominciano con un cancelletto (#): queste righe sono dei commenti, e le righe cui è anteposto tale simbolo verranno ignorate dal sistema operativo. Generalmente ad ogni repository corrispondono due righe, una che inizia con deb http://…: e l’altra scr http://… che puntano rispettivamente a software precompilato informato .deb e ai sorgenti software. Nella parte finale della riga viene infine indicato indicato il nome in codice della versione di Ubuntu per cui quel repository è valido (precise, xenial e così via).
Seguiteci anche su Facebook, Google Plus, Tumblr, Twitter e Telegram, per restare sempre in contatto con noi e con le nostre guide.
Utente ed appassionato di GNU/Linux nonchè collaboratore occasionale di insidevcode.eu, realizza principalmente guide e articoli per il sito rivolti agli utenti che vogliano approfondire la conoscenza di vari aspetti della citata famiglia di sistemi operativi, ed all’informatica in generale.